di
Giovanni Ruffo
La
relazione che qui di seguito mi accingo a riportare è del Reverendo Don Saverio
Pelle, che esercitò la sua funzione sacerdotale in Bovalino superiore sino ai
primi anni del 1950. Al lettore della relazione il Reverendo non appare come un
uomo di cultura, ma è sacerdote che può vantare il merito di aver fornito
notizie che altri suoi colleghi, sicuramente più istruiti di lui, lungo gli
ultimi tre secoli hanno trascurato di darci. Le notizie storiche che fornisce
sono approssimative e talvolta inesatte.
Un
esempio per tutti: “All’epoca dell’incendio, avvenuto per opera del
capitano Cicala, Bovalino era situata nella contrada S. Elena, dove esisteva una
chiesa dedicata a questa Santa, e porzione nella contrada Pozzo e si estendeva
sino alla contrada Biviera.
Venuto
il conte Ruggero vi costruì l’attuale castello, già diruto per volere di
uomini, nella cui posizione a mano a mano venne a formarsi il paese.”
Con
il riferimento al conte Ruggero Don Saverio fa un balzo all’indietro di quasi
cinquecento anni, ma si fa perdonare la distrazione indicandoci, alla fine del
documento, dove oggi possiamo trovare quei registri parrocchiali attraverso i
quali conoscere la consistenza e lo sviluppo della comunità bovalinese dal 1600
ai giorni nostri. Lo fa con questa invocazione rivolta al funzionario di curia
al quale la relazione è diretta: “I
libri parrocchiali della chiesa protopapale di Bovalino sono in possesso della
famiglia Morisciano. A me l’ha negati per quanto avessi insistito a più
riprese; lo faccia d’ufficio e di autorità la Reverenda Curia”.
Sono libri
che riportano matrimoni, nascite, battesimi, cresime, decessi a partire della
seconda metà del 1600, per quanto io ne sappia. Analoghi documenti in mio
possesso - naturalmente copia di registri parrocchiali esistenti almeno sino
agli anni ottanta - partono dal 1743 e si riferiscono, i più vecchi, soltanto a
cresime.
La
relazione meriterebbe più ampio commento, non sempre negativo. Nonostante i
riferimenti storici - che non mancano nella relazione - siano trasferiti al
lettore in maniera fantasiosa, approssimativa ed appaiano inquinati da
suggestioni legate alla cultura dell’estensore, alcuni di quelli narrati hanno
radici in “fatti” realmente accaduti e comunemente non ben conosciuti.
Bovalino come “Motta” - ossia luogo fortificato -
ebbe importanza grande almeno in due occasioni. La prima volta fu nel
1255 quando unitamente a Santa Cristina si oppose alle truppe di Manfredi, che
portava a termine l’usurpazione del trono a suo nipote Corradino. Venne a
patti di resa nei primi mesi del 1257.
La seconda
fu circa trent’anni dopo, ossia negli anni che immediatamente seguirono la
rivoluzione siciliana del 1282 (nota come Vespri siciliani o Guerra del Vespro)
quando gli aragonesi passarono guerreggiando dalla Sicilia in Calabria. Bovalino
fu in quell’occasione baluardo di difesa angioina.
Quando gli
aragonesi invasero stabilmente il Regno di Napoli nel corso del quarto decennio
del 1400, Bovalino perdette l’importanza che rivestiva come porta orientale
fortificata della strada (d’importanza militare) che congiungeva la sponda
orientale alla Via Popilia (la porta occidentale era costituita da Santa
Cristina) ed ebbe da allora soltanto valenza feudale.
Giovanni Ruffo
stesa dal Rev. don Saverio Pelle (non c’è data)
La fondazione della chiesa Parrocchiale di Bovalino risale ai tempi remotissimi.
E’ storico che alla battaglia di Lepanto vi prese parte una galera di Bovalino mandata dal conte Marullo, e fra l’equipaggio travavansi tre zii materni del glorioso martire bovalinese Beato Camillo Costanzo, fratelli della di lui matre (sic!) a nome Violante Montana (o, piuttosto Montoro, n.d.e.).
Da Reggio furono inviate altre diverse galere, tre da Tropea ed una fu mandata dal marchese di Castelvetere.
Bovalino ebbe a subire diversi incendi; la prima volta fu distrutta dai saraceni ed una seconda fu incendiata da tal Scipione Cicala, capitano di ventura, il giorno otto settembre 1594. Per commemorare sì luttuoso evento si stabilì, per tal giorno, la festa dell’Immacolata Concezione, ed il Sommo Pontefice, con indulto speciale, stabilì per Bovalino la Messa e l’Ufficio dell’Immacolata. Durante gli incendi predetti gli abitanti di Bovalino si dispersero, come narra un certo Teodoro <scritti inediti> il quale andò ad abitare sul monte Varraro nel Convento dei Basiliani, ove morì in concetto di santità, ed il Convento prese il nome di Teodoro.
All’epoca dell’incendio, avvenuto per opera del capitano Cicala, Bovalino era situata nella contrada S. Elena, dove esisteva una chiesa dedicata a questa Santa, e porzione nella contrada Pozzo e si estendeva sino alla contrada Biviera.
Venuto il conte Ruggero vi costruì l’attuale castello, già diruto per volere di uomini, nella cui posizione a mano a mano venne a formarsi il paese.
Il castello era regio, tanto vero che nelle guerre tra Angioini ed Aragonesi Bovalino parteggiò per i primi, ed in esso si rifugiarono le truppe angioine e gli abitanti dei luoghi vicini, resistendo all’assedio degli aragonesi per un’anno (sic!). Gli aragonesi trovavansi nel castello di Gerace, guidati dal celebre capitano Consalvo.
Dopo un’anno (sic!) angioini ed aragonesi vennero a battaglia sotto Bovalino, nella battaglia che porta il nome di Seminaro.
<< Da qui erezione della torre a Bovalino Marina. Iniziatori – costruttori ecc. ….. parlerà e scriverà l’arciprete locale Sig. Riccio Giovanni V. Foraneo >>.
Le chiese che vi esistettero, oltre la summenzionata furono quelle di S. Rocco, dell’Annunziata e dell’Addolorata. Ancora vi sono tre quella cioè di S. Caterina, della Madonna della Neve e del Rosario. L’arcipretale, quella cioè di S. Nicola annessa alla Madonna della Neve, venne trasferita, per intrighi del fu Antonino Rocca, ai tempi di Monsignor Mangeruta (si legga Mangeruva n.d.e.), a Bovalino Marina, lasciando per Bovalino Superiore poche case appena sparse per le campagne.
E fu per questo che il sottoscritto in più riprese ebbe, umilmente, a chiedere a questa Rev.ma Curia, la divisione giusta e legittima. A pochi passi da Bovalino vi è ancora un’avanzo (vedi sopra) di grandissimo fabbricato eretto nel 124 (?). Destinato al ricovero di monaci basiliani con annesso ed esteso terreno, oggi incamerato dal Comune.
Non si ha nozione alcuna della consacrazione della chiesa. La sua dotazione religiosa è vistosissima < oltre un portale romanico > in pietra d’intaglio con motivi ornamentali e fogliame stilizzato proveniente da chiesetta antica esistente nella fortezza medievale di Bovalino; un’altorilievo (sic ut supra) in marmo bianco, raffigurante la madonna col bambino, portante lo stemma dei Pignatelli, cioè tre pentolini disposti a triangolo e mancanti di teste, perché i pirati turchi, per disprezzo al cristianesimo l’anno (Sic) mutilato in tal modo, in un’assedio (!) alla fortezza di Bovalino, una statua in marmo bianco, scuola gigantesca (o gagginesca dai fratelli Gaggini, noti scultori vissuti tra il XV e XVI secolo? N.d.e.) raffigurante la Madonna della Neve e proveniente dalla famiglia Pignatelli, signori di Bovalino; un piccolo reliquario secentesco in metallo dorato, proveniente dalla nobile famiglia dei conti Quaranta, feudatari di Bovalino (in realtà ne fece dono la duchessa Pescara Diano ed i relativi documenti sono presenti nell’A.V.L. n.d.e.), con due squisite figure di metallo dorato raffiguranti s. Lorenzo e S. Pietro, già dichiarati dal 25-3-927 monumenti di arte a firma del soprintendente Galli >>; vi sono diverse statue quali quella dell’Addolorata, dell’Immacolata, di S. Antonio, di S. Filomena, di S. Nicola, di S. Giovanni, di S. Sebastiano, di S. Giuseppe, di S. Rocco, de SS Cosma e Damiano, di S. Lucia, del Sacro Cuore di Gesù, del Carmine, della Grazia e del Rosario. Si festeggiano soltanto il Carmine e l’Immacolata. Dotazione materiale nessuna, proprio nessuna. Il solo supplemento di congrua. I beni sono stati incamerati dai parente dei curati che si sono succeduti! Il numero attuale della popolazione è di 610: nuovo censimento.
I parroci che si succedettero e che ricordansi da questi naturali oltre quelli che risultano dai registri furono:
1) Giuseppe Zinghinì, Parroco, 2 Ruffo Giuseppe Arciprete, 3 Agostini Giuseppe parroco, 4 Argirò Domenico arciprete, 5 Ruffo Saverio arciprete, 6 Cocuzza Antonia Arciprete, 7 Morisciano Vincenzo parroco, 8 Sculli Andrea parroco, 9 Rocca Antonino arciprete, 10Macrì Bruno parroco, 11 Pipicelli Antonio parroco, 12 il sottoscritto.
Vi è una sola Congregazione, sotto il titolo dell’Immacolata Concezione ed è antichissima. Pare sia stata istituita proprio in quell’epoca in cui venne incendiata Bovalino (1594) e riconosciuta con decreto di Ferdinando 2°.
Detto decreto per incuria dei Priori che si succedettero venne smarrito ma può ricercarsi nell’archivio provinciale. Si erano avanzate le pratiche per ricercarlo nella gestione del Sottoprefetto Farina, il quale avea promesso il suo interessamento, ma per il suo trasferimento dette pratiche non ebbero più il loro corso.
E’ certo però che al 1840 al Cav. Conte Grillo, nipote di don Francesco On. Vescovo di Martirano, zio dell’Abato (sic) Lupis, perveniva questo telegramma dal Pontefice Pio II: Roma 2 giugno 1876: <Signor Gennaro del conte Grillo. Priore Confraternita Immacolata ½ concessione Bovalino. Il Santo Padre ringraziando cotesta Confraternite del gradito attestato di affetto con tutto il cuore la benedice.
Giacomo Cardinale Antonelli>
Del Beato Camillo Costanzo si hanno soltanto i seguenti dati storici:
<Il Beato Camillo Costanzo è nato a Bovalino, nel Sud d’Italia nell’anno 1570. Ha avuto la sua educazione nel collegio dei Gesuiti a Napoli ove il sodalizio l’ha ammaestrato nella pratica della virtù. Egli entrò nella Società (!) di Gesù nel 1591 e nel 1606 è stato mandato in India e due anni dopo in Giappone.
Qui ha lavorato con molta devozione e gran successo per ben
nove anni. Spinto fuori Egli ha passato sette anni in Macao, si è perfezionato
nella lingua cinese e giapponese ed ha scritto libri in codeste lingue. Nel 1601
fu, contro sua volontà, rimandato in patria per servire soldato; però egli
espresse ai suoi superiori il desideri di voler tornare in Missione e fu subito
accontentato. Rientrò in missione vestito da soldato. Il travestimento non
confaceva con il suo divino amore perché l’anima si mostrava attraverso il
viso e l’ha reso subito sospetto. Quando si è saputo che egli era su un certo
vascello, i soldati vennero a domandare dell’europeo, ma quando Egli è
comparso essi sono stati così sorpresi dalla sua maestà e dolcezza della sua
persona che temevano di porgli le mani addosso. In ogni modo è stato preso e
cacciato in prigione e subito informato che dovea essere bruciato vivo. Giunto
sul posto del martirio il 15 settembre 1622 il beato Camillo predicò con belle
elocuzioni un discorso sulla parola di Gaspel: non fa mai paura chi distrugge il
corpo. Infatti un fumo di rose fu visto intorno a lui e i fedeli lo
contemplarono con lo sguardo rivolto lui ed al grido Sanctus, Sanctus, Sanctus
spiro così la vita andava in cielo a raggiungere il coro degli Angioli. Altri
cenni, per mezzo della famiglia Morisciano sono in possesso del Prof. La Cava.
Glieli chiesi ed assicurommi darmeli al ritorno da Roma. Abbiamo però un quadro
antico, sul cui frontespizio vi è una scrittura latina, quasi incomprensibile e
che ti trascrivo per come ho potuto afferrare: <Camillo Costantio Thome
filio et Volantis Montaro oppidi
Bovalini nobile genere fausto 1570 nato qui Neapoli …….. ob praeclarium
farinus Societate Jesu
sese obedixit Aetas A …… Macaum
eastere Mansionarum atque Japonia
misons aetate sua …
Ibique IX
expletis in cricifida A.
D.ni victoris se utribus …….. et cognoscendas repellendas solis. Japonum simerum et …….. quai di se
libros diligentissime elaboravit quos alios ad nos adpervenisse quatrimus eruit
tandem prope stantium captus ac contra tirannum in tabina flammis addiquas inter
veluts e cathedra ad circum f. u
sampronum nomm et anglorum multitudinem verba fecit idioma eorum pluscul…
quinquagenarius pro Christo Gloriosus mortem fortiter appetitur XVII
calendas octobris 1622 ed in calce la seguente: Eius consanguinibus ernithur
autentice libris parocchialibus Maius Protopapalis Ecclesia Bobalini et
notariorum presentim ex instrumentis Caroli Gliozzi 17 aprilis …..
I libri parrocchiali della chiesa protopapale di Bovalino sono in possesso della famiglia Morisciano. A me l’ha negati per quanto avessi insistito a più riprese; lo faccia d’ufficio e di autorità la Reverenda Curia.
Arcip. Saverio Pelle