Parrocchia
SS. Nazaro e Celso alla Barona |
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[1] Storia della Parrocchia
[3] Strutture parrocchiali [4] Oratorio |
da: Le riflessioni di un Antonio qualunque,
n.7,8,9
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Una Mercedes CLK accosta presso il marciapiede del lungomare di Bovalino. Dal
lato del mare. Oltre l’estivo divieto d’accesso notturno per le automobili.
Ne scende una ragazza e subito l’auto riparte cambiando senso di marcia ed
infilandosi sotto l’ultimo sottopasso del lungomare. Verso Ardore. È notte.
- Serve qualcosa? - Ad alta voce e con accento romano il ragazzo di un
capannello dall’altro lato della strada provoca la ragazza.
Ella si volta, ma nel frattempo un altro ragazzo del medesimo gruppo ha già
spintonato il primo ed ha emesso un deciso - sccc! -.
Tra i giovani si leva un serrato mormorio.
- Statti cittu! (stai zitto) - ammonisce una voce tra
loro con il tono di un sussurro.
Rapidamente la concitazione del gruppo si placa.
La ragazza guarda in quella direzione oscillando lentamente il mento verso
l’alto a significare “cosa vuoi?”, ma da quella parte nessuno più sì sta
curando di lei, anzi uno sta gesticolando vistosamente attirando gli sguardi su
di sé. Solo il primo ragazzo lancia furtive occhiate verso di lei.
Ma ella non se ne cura. Ha il volto deluso. È pensosa.
Sì gira e riprende a camminare nella direzione iniziale; verso uno scooter.
Un paio di spider attraversano l’isola pedonale sparando musica a tutto
volume.
La ragazza indossa il casco; sale sullo scooter e parte in direzione opposta a
quella in cui il buio della notte ha inghiottito la Mercedes.
Nessuno la guarda; ad eccezione del primo ragazzo che ancora la sbircia
attraverso le teste degli altri ragazzi della compagnia.
Lo scooter scivola lungo la carreggiata, sul margine, destro, per evitare i
rallentatori a dosso.
Alcune coupè tampinano rade ragazze ai cigli della strada.
Lo scooter raggiunge il sottopasso del ponte di Malachìa e quando arriva
sulla strada che passando dietro il Borgo porta al centro del paese il
cellulare della ragazza squilla.
Si ferma e si toglie il casco: - Sì, pa’? Dietro al Borgo, sto
tornando a casa. …So benissimo che è l’una passata… e allora? È ancora
presto! No, non ricominciamo con questa storia dell’orario! Ho quasi
trent’anni e sono mediamente in grado di gestire la mia vita da me!
…Cosa vuol dire non direi visto le amicizie che frequenti? Allora, se
proprio vogliamo essere precisi, è molto più pericoloso costringere la propria
figlia a fermarsi all’una di notte in una zona senza anima viva che non
frequentare quel mafioso, come lo chiami tu! …Sei tu quello che ragiona
con mentalità mafiosa perché per il tuo tornaconto sei disposto a tutto. Anche
a farmi stare qui a condurre una telefonata scema per mettersi l’anima in pace
col suo dovere di padre. Ecco, bravo, con me non si può parlare,
dici bene, quindi finiamola subito qui! -
Lo scooter riparte grintosamente e quando raggiunge le prime grosse buche del
manto stradale la ragazza, con disinvoltura, è costretta ad alzarsi dalla sella
per fare perno sulle gambe per ammortizzare i colpi. Supera a gran velocità
piazza Mercato e tira al limite la frenata all’incrocio con via Fratelli
Bandiera. Doppiato lo stop imbocca la via in direzione della parte alta del
paese e si arrampica sulla pendenza violando ogni limite di velocità. Fino a
casa.
Qui la ragazza si serve una tazza di
gelato ed esce sulla veranda.
- Fratello - saluta - davanti al computer anche all’una di notte passata? -
- Con una luna così non potrei farne di certo a meno… -
- Informatico inguaribile. -
- Romantico inguaribile. Vieni un po’ qui a vedere. -
- Sarebbe? - la ragazza si siede in braccio al fratello. Meravigliata, indicando
con il cucchiaino il monitor del portatile: - L’hai fatto tu? -
- Sì -
- È molto verosimile; bravo. Dipinto notevole! Dipinto.., si può chiamare
dipinto un quadro fatto al computer? -
- In senso stretto non è un dipinto; piuttosto è uno stampato, anzi sarà
uno stampato se lo stamperò… Comunque, visto che la tecnica di fondo è
la stessa, direi che lo si può pure chiamare dipinto. -
- E da quando ti stai dedicando alla pittura? -
Il ragazzo passa la mano fra i capelli della sorella, quindi, assorto: - Non ci
frequentiamo più come un tempo. Solo un paio d’anni fa una domanda così non
avrebbe avuto motivo d’esistere. Sapevamo tutto l’uno dell’altra… -
- Sono cambiate molte cose negli ultimi due anni. -
- Già, molte… -
Dopo qualche istante di silenzio la ragazza, che intanto ha continuato ad
assaporare il gelato con aria pensosa, osserva: - Non hai ancora risposto alla
mia domanda. -
- Da quando ho conosciuto Gianna, una ragazza con cui sono stato per qualche
mese. Era una patita della pittura e mi ha insegnato che la pittura insegna a
guardare le cose in maniera oggettiva. -
La ragazza, alzandosi per appoggiare sul tavolo la tazza piena pressoché del
solo cucchiaino: - E c’era bisogno di una Gianna qualunque per insegnarti a
guardare le cose in maniera oggettiva. Allora in tanti anni non ti ho proprio
insegnato nulla… -
- Tu mi hai sempre insegnato che nulla è oggettivo in assoluto… -
La ragazza, andando ad appoggiarsi di schiena alla balaustra del balcone: -
Bravo, ancora qualcosa ti ricordi. -
- Beh, di chiacchiere insieme ne abbiamo fatte molte. -
- Si, abbiamo anche portato un bel po’ di scompiglio in questo paese… -
Il ragazzo si volta in direzione della sorella, quindi, annuendo: - Soprattutto tu,
ora… -
- Ti meraviglia? -
- Mi preoccupa. -
- Ah, da te non me lo aspettavo. -
- Non mi preoccupano le tue scelte; piuttosto, tra l’altro, il modo in
cui gli altri potrebbero profittarne… -
- Gli altri? Fratello, da quanto tempo è che sei in vacanza qui? Un
mese? Troppo tempo. Stai assimilando troppo la mentalità di qui. Gli altri
sono altri e per questo non mi riguarda cosa pensino. -
- Non fraintendere. Sai a chi mi riferisco. -
La ragazza prende una sedia. Va a sedersi di fronte al fratello. Viso a viso.
- Anche tu con questa storia di Rocco? -
Il ragazzo si alza. Ruota la sedia con la spalliera in direzione della sorella e
si risiede. Cavalcioni. Con le braccia conserte poggiate sopra la spalliera. Il
volto saldo sulle braccia conserte. Fisso nel volto di lei. Viso a viso.
- Sì, perché? -
- Perché Rocco è un affare mio! -
- Un affare tuo? Un tempo non c’erano affari tuoi e miei. Un tempo valeva il
principio della libera comunicazione. -
- Un tempo non c’era pregiudizio. C’era la massima oggettività possibile e
tutto veniva giudicato secondo giustizia. La giustizia della nostra famiglia:
quella della rispetto delle idee altrui. -
- Nemmeno ora c’è pregiudizio. Tu pensi che ci sia perché con la tua mania
di contrastare questo maledetto paese non riesci più a distinguere il
pregiudizio della gente dalla capacità d’osservazione di tuo fratello. -
- Giudicare male un individuo senza conoscerlo è pregiudizio. -
- Per Rocco parlano i fatti: è stato dentro due volte, una bella
media per un trentenne, non lavora ma gira, quando gira perché in paese
“stranamente” non ama farsi vedere, in Lotus; è uno spaccone perché le
uniche volte che l’ho visto a mare lui era su un entrobordo da almeno 200
cavalli ad andare avanti ed indietro a meno di 50 metri dalla riva e, infine, ha
uno sguardo da strafottente che mette rabbia solo a pensarci. -
- E allora? A me piace. Non ci devi mica vivere tu assieme. -
- Giusto; ma la mia preoccupazione, al di là del malessere che può procurare
un ceffo del genere e, come ti dicevo, di come egli possa profittare di
te, è questa. Come puoi tu, con il tuo sacrosanto cattolicesimo convinto e con
i tuoi ferrei principi di giustizia, esserti messa con lui. O sei convinta di
poterlo cambiare, ma negli ultimi due anni non mi pare sia cambiato molto,
o sei completamente fuori ed hai abbandonato le tue convinzioni per amore. -
La ragazza passa la mano tra i capelli del fratello. Gli dà un leggero pugno
sul mento, quindi: - Credi veramente che chi abbandona i propri principi sia
fuori di sé? Anche se lo fa per amore… -
- Credo che per amore si possa fare di tutto. Io stesso l’ho fatto. Ma credo
anche che quando questo tutto coincide con qualcosa che ti porta a
smentire tutto quello che fino ad allora hai pensato, allora c’è
qualcosa che non torna. Si è fuori di sé perché si è fuori da ciò che si
è sempre stati. Non so se sia bene o male, ma si è fuori… -
- Sì può migliorare; sì può rifiutare tutto perché lo si riconosce
sbagliato… Può essere nel bene; è nel bene! -
- Tu riconosci sbagliata quella integrità morale che hai sempre cercato
d’inculcarmi. La tua volontà d’andare all’origine per distinguere il bene
dal male. Il giusto dallo sbagliato? -
- Chi può dire cos’è il bene? Un atto, un pensiero, una modalità...? -
- Dove puoi arrivare? -
- Una modalità. Un fine. Questo è il bene. E questo è il male. Il fine per
cui l’atto sì compie. Non l’atto ma il fine… -
- E quale sarebbe il fine di Rocco? -
- Non lo so. Ma so che con un animo come il suo nessun fine può essere
negativo… -
- Ne sei sicura? -
La ragazza si alza. Sì affaccia sulla balaustra della balconata. Guarda verso
il mare.
Il ragazzo le si mette al fianco.
- Non sono sicura più di nulla. Avevo dei principi. Credevo in qualcosa che
credevo fosse definitivo. Sai che pensavo che per nulla al mondo vi avrei
rinunciato. Poi è arrivato lui ed io ho perso di vista i miei principi. Credevo
nella giustizia, nel dare il giusto valore alle cose, nell’obiettività, nella
coerenza ad ogni costo ed ora che cosa ho? Nulla. Un sacco di convinzioni in
cui mostro di credere per orgoglio invece che perché ci credo veramente. -
- Io sono qui… -
- Ed io non più. Non so più nemmeno chi sia. Da una parte c’è il mio
rifiuto verso Rocco e tutto il suo mondo e dell’altra c’è il mio cuore con
tutto il suo amore verso di lui. Non si tratta nemmeno più di scegliere tra
ragione e sentimento, ma tra me ed un’altra me… -
Il ragazzo passa un braccio attorno alle spalle della ragazza e la stringe a sé.
La porta della stanza della ragazza si
apre lentamente. Filtra la luce violenta del giorno smorzata solo dalla figura
di una donna.
- Antonella, sveglia: c’è Marilena al citofono… -
- Mamma, dille di salire che sarò pronta in un attimo. -
La donna esce.
La ragazza si alza e si prepara in tutta fretta.
In cucina: - Marilena non è salita? Sempre la solita frettolosa. Buongiorno
pa’! Che dice la Gazzetta del Sud stamattina? Novità di Rocco? -
Intanto sì avvicina alla madre per darle un bacio.
Il padre: - È da quando sei arrivata che tutte le mattine mi fai la stessa
domanda. Non ho ancora capito se è solo una battuta o è un modo per sapere se
ne ha combinata un’altra… -
La ragazza bacia anche il padre: - Fai un po’ tu. Dunque, ho lasciato il
cellulare spento sul comodino: oggi non ci sono per nessuno. Non cercatemi. Non
so quando rientrerò. -
Il padre: - E dove è la novità? -
- Che oggi non ci sarò neanche per Rocco. -
Il padre socchiude il giornale.
- Avete litigato? Spero… -
- I litigi li risparmio per mio padre. No. Ciao, ci vediamo. E comunque ho
appuntamento con Rocco per domani a pranzo. Se ti fa piacere… -
La madre: - Non prendi nemmeno un caffè? -
- C’è giù Marilena che aspetta! -
La ragazza esce.
Lo scooter della ragazza sfreccia sulla statale 106 in
direzione di Locri.
- Allora, Antonella, si può sapere dove stiamo andando? È da stamattina che
fai la misteriosa e adesso sono le sei del pomeriggio. -
- Parla più forte! C’è troppo rumore, non ti sento! -
- Ripeto, si può sapere dove stiamo andando? È da stamattina che fai la
misteriosa! -
- A vedere come stanno le cose, no? -
- Io non ti capisco. -
- Se non mi capisci mi riconosci! -
- Quando fai così ti riconosco sì: riconosco che sei la persona più
imprevedibile dell’universo! Che ti succede, sono anni che non ti comporti così?
Come mai oggi all’improvviso? -
- L’imprevedibilità non ha orario: se lo avesse non sarebbe tale! -
- Ma almeno posso sapere dove stiamo andando? -
- A vedere come stanno le cose: te l’ho già detto! -
Lo scooter raggiunge Locri. Imbocca la strada che porta in Aspromonte. La segue
fino all’altezza di Gerace ove prende la strada che conduce alla parte più
vecchia del paese. Qui le ragazze parcheggiano in prossimità dei ruderi del
castello e, varcate le inadeguate protezioni, vi si arrampicano all’interno
fino a raggiungere il torrione più prospiciente la costa. A sei chilometri
dalla costa.
- Panorama notevole, vero Marilè? -
- Da brivido; quasi quanto arrivare quassù. Lo avevamo già fatto tanti anni
fa, ti ricordi? -
- Ricordo che avevamo paura delle guardie… -
- Oggi non ne abbiamo più paura… -
- Già, sono loro ad aver paura di noi… Di me… -
- Ne è passato di tempo da quegli anni. -
- Allora andavo in motorino senza casco e nessuno si curava di me. Oggi lo porto
e tutti si curano di me. Strana cosa la vita…-
- Strana quando esce dai binari dell’usuale. Se la tua vita a te sta bene così
allora non ha nulla di strano. -
Antonella si siede a terra accovacciando le gambe al petto e cingendole con le
braccia; quindi: - Quali sono i miei binari. Cara Marilena, io ho deragliato da
tempo. -
Marilena, si porta dietro all’amica. In piedi. Osservando il mare: - Allora il
tuo percorso è quello tracciato dal deragliamento. Sei stata tu a cambiare
direzione, quindi sei consapevole e convinta della tua direzione. -
- Io non sono convinta di un bel niente. Credevo di poter cambiare il mondo,
volevo cambiare questa gente convinta che se fossi riuscita a riportare alla
luce i veri valori di paese di una volta la gente avrebbe abbandonato la propria
superficialità volta alla pura competizione sociale… e invece ecco, mi sono
messa con un mafioso… Combattevo il compromesso per il proprio anche futile
tornaconto e sono finita con un delinquente. Bell’affare. Perché? -
- Perché ti sei innamorata. -
- Ma come può un individuo, una razionale e convinta come me,
innamorarsi di qualcuno che è l’antitesi del proprio modello di vita? Cos’è
questa, una sorta di nemesi, di vendetta, di scherzo del destino? -
- È che ti sei innamorata. Tutto qui. La ragione non centra. Per amore ti
sei assuefatta alla mentalità condiscendente di qui. Capita a molti da
queste parti; a tutti… -
- Di innamorarsi? -
- Di assuefarsi… Per amore o per altro qui o ti assuefai o vivi male… -
- Mi sono assuefatta… Ma dove mi porterà questo? Che vita sarà la mia? Non
ci credo… Ora che sto prendendo coscienza d’essere ancora quello spirito
combattivo ed assetato di verità di un tempo come potrò conciliare questo mio
mondo con quello iniquo e menzognero di Rocco? -
- Non so dove ti porterà questo. So che è giunto il momento di scegliere. Una
volta per tutte. O assuefarsi e vivere lasciando le cose come stanno, vivendo
senza problemi, o non adattarsi e vivere contestando questa volontà di
lasciar tutto come sta, vivendo con un sacco di problemi ma secondo giustizia.
O dentro o fuori. -
- Ma tra cosa? Tra bene e male? E cos’è il male? Una modalità; il fine con
cui si compie un’azione. Ma per me qual è il fine migliore: mollare
Rocco e preferire i miei principi o mollare i miei principi e preferire Rocco.
Quale delle due scelte ha un fine maligno? -
- Nessuna. -
- Appunto. Dunque non sempre ciò che sembra male è veramente male. Non
necessariamente Rocco è il male. Non necessariamente lasciar andare le cose
come stanno è il male. Se lo fai per un giusto fine… L’amore… Il
fine… Ma non sempre il fine è chiaro. Nella vita quasi mai il fine è
chiaro a priori: a volte pare che Dio stia perpetrando il nostro male e poi
si rivela il contrario… Ciò che sembra male diviene bene solo perché se ne
comprende il fine. Ma quale è il mio fine? Qual è quello migliore: Rocco e
l’amore, rinunciando a me stessa, o me stessa ed i miei principi, rinunciando
a lui? -
- Sii te stessa. Tu sai chi sei, altrimenti questi ragionamenti non
esisterebbero. La tua assuefazione sta scemando. Sei consapevole; scegli
secondo istinto. Hai già provato a conciliare Rocco ed i tuoi principi appena
lo hai conosciuto e non ci sei riuscita. Sai che non è possibile, quindi
scegli. Scegli secondo istinto. Sii te stessa. O dentro o fuori. -
- O dentro o fuori… -
Le ragazze restano in silenzio. Rivolte verso il mare.
Antonella tende una mano all’amica. Ella l’afferra. La ragazza si tira su.
Insieme discendono dal castello e salgono sullo scooter.
Lo scooter scorre giù lungo le curve che portano a Locri.