Brevi note sul territorio di Bovalino

 di Giovanni Ruffo

    Il territorio di Bovalino, così come oggi lo conosciamo - comune del mandamento d’Ardore - trae la sua origine da una legge del 1806, modificata parzialmente da una seconda del 1811, con la quale era dato al Regno di Napoli un nuovo ordinamento amministrativo. Prima di allora, al posto degli attuali Comuni esistevano i "territori" o, per essere più precisi, "aggregazioni" di terre abitate che ebbero nelle varie epoche denominazioni diverse.

    Anche il Comune di Benestare, nella realtà attuale, ebbe la medesima origine con una variante, però: la legge del 1811, con la quale erano istituiti i Comuni, gli aveva assegnato la giurisdizione sul Villaggio di Careri. Tale giurisdizione gli fu tolta da una legge borbonica (la prima era stata francese) del 1836, che costituiva Careri in Comune autonomo.

    Benestare non ha in ogni modo origini antiche; come casale di Bovalino, incluso nella baronia di Bianco, lo troviamo "abitato" dal 1600 circa. Prima di allora, il territorio sul quale poi è sorto l'attuale Comune ha sempre seguito le sorti del "feudo" di Bovalino del quale faceva parte (è possibile che non sia stato così”).

    Neppure Bovalino, prima del 1806-1811, fu mai autonomo. Infatti, in periodo Normanno e fino al XV secolo (in pratica sino a quell'evento conosciuto come "seconda congiura dei baroni") fece  parte  di  quel vasto complesso feudale che comprendeva anche le terre di Bianco, Motta Pandura, Precacore, Potamia, Torre e Motta Bruzzano con i casali, sin dalla loro origine, di Benestare e Cirella. Si estendeva su  un  territorio  di  Kmq  435 e comprendeva  gli  attuali Comuni di Benestare, Bianco, Casignana, Caraffa, Careri, Platì, Samo, Sant'Agata del Bianco, San Luca, Bruzzano e Ferruzzano.

    La storia di Bovalino e di conseguenza quella del territorio del quale faceva parte, ha radici antichissime e non del tutto conosciute e ciò è dovuto a fattori molteplici.

    Al tempo dell'Impero romano prima e poi a quello della colonizzazione greca, Bovalino non rivestì l'importanza che in seguito assunse durante il regno Normanno e che mantenne sin quasi alla metà del XVI secolo.

    Poiché Bovalino era posto all'estremità orientale della strada che metteva in comunicazione questa costa con quella occidentale, il Conte Ruggero Normanno, per esigenze militari, munì il luogo di un castello e di una cittadella fortificata (che in tempi piuttosto recenti aveva il nome di "Zopardo") i cui resti fanno ancora oggi misera mostra di quello che un tempo fu una delle più formidabili roccaforti del primo Regno normanno!

    Nel corso dei secoli il luogo ebbe nomi diversi: nel X sec. Boubalinos, sec. XII Bebalinos, Bovalina, Boccolino, Baccolino, Motta Bovalina, etc.... Fu in ogni modo in ogni epoca considerato un luogo fortificato di buona importanza strategica ed a questa qualità fu legata tutta la sua storia più antica e così le sue fortune e le sue disgrazie.

    A parte notizie storiche frammentarie e non sufficientemente documentate, dobbiamo arrivare alla metà del XIII secolo per avere la conferma della potenza e dell’efficienza della fortezza di "Motta Bubalina".

    Nel 1253 Fulcone Ruffo di Sinopoli - il famoso rimatore della scuola poetica siciliana, valletto alla corte imperiale nel decennio 1240-1250, tanto caro all'Imperatore Federico II - sposava Margherita di Pavia la quale gli portava una ricca dote che comprendeva tra le molte altre anche la terra di Bovalino. In pratica fu Fulcone il secondo feudatario del quale si hanno notizie certe e documentate (il precedente era stato Carnelevario di Pavia, padre di Margherita).

    Durante la guerra che Manfredi sostenne per portare a compimento l'usurpazione del Regno a suo nipote Corradino, Bovalino giocò un ruolo di principale importanza. Infatti quando dopo il  Parlamento  di  Barletta  (1256)  Manfredi, appoggiato dai Baroni a lui fedeli (tra questi anche un Ruffo feudatario di Oppido), si proclamò Re e volle prendere possesso del suo Stato, trovò la resistenza dei castelli di  Santa  Cristina  e Bovalino. Da queste due fortezze, ultimo baluardo a difesa dei diritti di Corradino - legittimo erede al trono del suo avo Federico II - Fulcone Ruffo tenne per quasi due anni testa alle truppe del novello Re, che considerava usurpatore. Durante quel tempo invano le truppe regie tentarono la conquista di quelle rocche, che vennero con il nemico a patti onorevoli soltanto nel tardo 1257.

    Una seconda volta Bovalino e Santa Cristina, porte rispettivamente orientale ed occidentale della sola strada di grande importanza militare (la stessa che oggi va da Bovalino a Bagnara), si  eressero  a  baluardo  difensivo  dei diritti dei regnanti dell'epoca: gli Angioini. Questo avvenne nel 1291 come conseguenza della guerra conosciuta con il nome di "guerra del Vespro" (1282), quando Enrico Ruffo, figlio di quel primo Fulcone, proprio dal castello di Bovalino fronteggiò a lungo le truppe del Re d’Aragona.

    Nei secoli seguenti, essendosi modificate le condizioni politiche, le numerose e frequenti guerre che afflissero le popolazioni meridionali furono combattute prevalentemente in altra  parte  del  regno. Bovalino, dunque. non  ebbe modo di avvalersi della sua roccaforte se non come difesa contro le scorribande dei turchi.

    Nel 1571 il conte Marullo, al quale era infeudata Bovalino, armò una galera che partecipò alla battaglia di Lepanto. Su quella galera furono imbarcati molti  bovalinesi, che contribuirono alla vittoria della Lega cristiana combattendo in quella storica battaglia contro i turchi di Mehmet Alì Pascià.

    Purtroppo anche le fortezze più guarnite hanno bisogno per la loro difesa di valenti capitani, oltre che di soldati. I valenti capitani debbono essere mancati, quando Bovalino fu distrutta una prima volta da pirati saraceni ed una seconda (8 settembre 1594) dall'avventuriero Scipione Cicala. Era questi un oriundo genovese che, fatto prigioniero a 16 anni dai turchi, abbracciò poi la religione musulmana, diventando uno dei più temibili capitani di quella flotta e fu tanto potente da sposare la figlia del Sultano.

    Tra la fine del XVI ed il primo decennio del XVII secolo il castello fu ricostruito non più con caratteristiche militari ma di tipo feudale.

    Il terremoto del 1783 lo danneggiò, ma non lo distrusse e quelli del 1906 e del 1908 vi causarono nuovi danni senza però renderlo pericolante.

    Dove non riuscirono i terremoti ci riuscirono mirabilmente, invece, le ruspe degli amministratori comunali di tempi recenti. Il castello, che aveva vittoriosamente resistito a tanti assalti di Re e di barbari, cedette ai barbari moderni. Gli effetti ed i vantaggi ottenuti attraverso quelle devastazioni sono ai giorni nostri sotto gli occhi di tutti!

    Per rendere più consistente la storia del "comprensorio" di Bovalino manca l'elencazione dei feudatari, che ne ebbero il governo sino alle leggi eversive del 1810. Il feudo ed i vassalli seguirono in quei secoli le vicissitudini dei vari feudatari, come sempre avveniva in quei difficili tempi.

L'ottimo storico dei nostri tempi Mario Pellicano Castagna, li elenca in quest’ordine:

Fulcone Ruffo sino al 1266;

Enrico Ruffo sino al 1230;

Fulcone Ruffo figlio di questi, sino al 1346;

Nicolò Ruffo sino al 1372 (il cui sarcofago si può oggi ammirare a Gerace nella Chiesa di San Francesco era figlio di questo secondo Fulcone); a questi successe un secondo

Nicolò Ruffo, che mantenne il feudo fino a circa il 1380; Era questi   cadetto della Linea primogenita dei conti di Catanzaro.

Riccardo Ruffo fino al 1398;

Giovanni Ruffo sino al 1419;

Nicolò Ruffo sino al 1434;

Giovannella Ruffo sino al 1436;

Enrichetta Ruffo sino al 1445;

Tommaso Caracciolo sino al 1457;

Andrea De Pol sino al 1458;

Antonio Centelles, marito di Enrichetta Ruffo sino al 1462;

Alfonso Centelles sino al 1466;

Giovanna Centelles sino al 1495;

Tommaso Marullo sino al 1518;

Giovanni Marullo sino al 1557;

Vincenzo Marullo sino al 1584;

Giovanni Marullo sino al 1885;

Mario Galeota sino al 1586;

Sigismondo Loffredo sino al 1605;

Beatrice Orsini sino al 1616;

Sebastiano Vitale, avvocato napoletano, sino al 1650;

Orazio Del Negro sino al 1652;                            

Ambrogio Del Negro sino al 1659;

Giovan Geronimo Del Negro sino al 1676;

Francesca Del Negro sino al 1688;

Caterina Spinelli sino al 1703;

Nicola Bernardino Caracciolo sino al 1716;

Francesco Pescara Diano sino al 1719;

Giovan Battista Pescara Diano sino al 1802;

Giuseppe Pescara Diano fu l'ultimo feudatario di Bovalino, essendo intervenute nel 1810 le leggi eversive sopra citate.

    Ma se il castello di Bovalino dopo quelle leggi, non fu più abitato dai suoi signori feudali, ospitò altri inquilini e nel 1883 lo troviamo figurare proprietà ed abitazione di Don Giovanni Ruffo il quale con suo testamento lo donava, assieme ad altri  beni, alla municipalità  di  Bovalino  legandolo  alla fondazione di un ospizio per i poveri del paese ....che però non fu mai realizzato! 

Corredo documentale:

 1  

ISTRUMENTO DI PERMUTAZIONE TRA GUGLIEMO RUFFO CONTE DI SINOPOLI E FULCONE RUFFO SUO FRATELLO PER CERTE TERRE SITE NEL TERRITORIO DI BOVALINO E’ DEL TENOR SEGUENTE                (Copia parziale di documento tratto dall’archivio Ruffo di Calabria custodito presso l’Archivio di Stato di Napoli)

2

APPREZZO DEL FEUDO DI BOVALINO ESEGUITO IL 15.03.1586 DAL TABULARIO POMPEO BASSO       ( dal processo della Suprema Commissione feudale di Napoli 4988 )

3

BOVALINO NEL 1600 E NEL 1700  -  Terra di Bovalino posseduta dal principe di Satriano - Relevio di Giov. Geronimo del Negro.

4

BOVALINO NEL 1699 - 1700  -  Relevio di D. Aniello Ettore Caracciolo

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